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Yom HaAtzmaut: l’accensione delle 12 candele con il pensiero a ostaggi e caduti, poi la festa dei bambini

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L’anniversario della nascita dello Stato di Israele è sempre una grande festa, ma quest’anno le celebrazioni a Scuola hanno avuto un tono diverso dal solito, con il pensiero e le parole rivolti agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, alla guerra, ai soldati caduti. La giornata, curata in tutti i dettagli, è stata organizzata da Yehuda e Ilana York, i due insegnanti di ebraico inviati dal Ministero dell’Educazione israeliano che alla fine dell’anno scolastico, purtroppo, termineranno il loro mandato e torneranno in Israele.

I soldati israeliani nelle classi

La giornata è cominciata con due soldati dell’esercito israeliano, Alon e Sapir, che in uniforme hanno visitato alcune classi dei licei per spiegare loro cosa fa l’esercito e rispondere alle domande degli studenti. Alon, capo di un’unità di combattimento dell’intelligence, e Sapir, che ha fatto l’alià dal Regno Unito e nell’esercito opera nell’Iron Dome, sono arrivati in Italia su iniziativa dell’Agenzia Ebraica, nell’ambito di un progetto di hasbarà nelle Comunità della diaspora.

La preghiera per gli ostaggi

Le classi della scuola secondaria di primo e secondo grado si sono quindi riunite in Aula Magna, insieme agli insegnanti e ai rappresentanti delle istituzioni comunitarie, per l’inizio della cerimonia. «Celebriamo oggi l’indipendenza dello Stato di Israele», hanno detto i due ragazzi che conducevano la cerimonia. «Ricordiamo chi ha dato la vita per Israele e i fratelli e le sorelle prigionieri, augurandoci che tornino presto a casa». I conduttori hanno quindi chiamato sul palco Alfonso Sassun, segretario generale della Comunità, a recitare una preghiera per la salute e il ritorno degli ostaggi.

L’accensione delle candele

La cerimonia è proseguita con la tradizionale accensione delle 12 candele, una per ogni tribù di Israele. «Accendiamo queste candele a Scuola per onorare e dare un riconoscimento alle persone e alle organizzazioni che contribuiscono con il loro tempo ai bisogni della Comunità e delle persone che ne fanno parte» hanno annunciato i ragazzi. I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche sono saliti a uno a uno sul palco, presentando se stessi e la propria organizzazione accompagnati da un video: ognuno ha acceso la candela con una dedica e un proprio augurio.

Le organizzazioni ebraiche presenti

Si sono succeduti all’accensione Milo Hasbani, vicepresidente UCEI; Sergio Castelbolognesi, presidente del KKL Italia; Eyal Avneri, shaliach del Keren Hayesod; Nimrod Ophir e Yair Danzig, shlichim rispettivamente dell’Hashomer Hatzair e del Bené Akiva; i due soldati israeliani Alon e Sapir; Simone Sinai, presidente della Fondazione Scuola; Shirley Kohanan, presidentessa della Women Division del Keren Hayesod; Rosanna Bauer, co-fondatrice del Volontariato Sharon Biazzi; Ilan Boni, vicepresidente della Comunità; Silvia Voghera, coordinatrice dell’associazione Amici di Magen David Adom Italia; Ariel Colombo, vicepresidente del Bené Berith; Sylvia Sabbadini, presidentessa dell’Adei WIZO Milano.

Le performance dei bambini

In giardino, la festa con protagonisti i bambini e i genitori presenti, fra bandiere, canti e balli. I bambini della seconda primaria hanno realizzato una grande cartina di Israele e, preparati da Ilana York, hanno letto brani e cantato canzoni in ebraico con grande bravura; le classi quinte della primaria hanno invece dato vita a una spettacolare performance da sbandieratori a ritmo di musica.

Dopo una caduta il popolo ebraico si è sempre rialzato

Walker Meghnagi, presidente della Comunità, è intervenuto per un saluto e Rav Arbib ha spiegato che mettere insieme festa e amarezza è una caratteristica della tradizione ebraica. Come a Pesach, quando si gioisce per l’uscita dall’Egitto ma si mangia il maror. E se questo è un anno difficile, ha detto, bisogna sapere che una tefillà sefardita recita Poiché sono caduto mi sono rialzato. Dobbiamo ricordarci che dopo una caduta il popolo ebraico si è sempre, sempre rialzato, ha spiegato Rav Arbib. La festa si è conclusa con il preside Marco Camerini che ha suonato lo shofar, gli inni italiano e israeliano, l’alzabandiera fatto dai due soldati con le tre bandiere – italiana, europea e israeliana – che svettavano nel blu del cielo e il tradizionale rinfresco a base di pita e hummus.

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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