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Parte il laboratorio di teatro con il regista Daniel Gol, sul palco gli studenti delle medie con le loro emozioni

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Non ci sono copioni da seguire, né pièce da rappresentare: ci sono invece proposte di gioco scenico mirate a valorizzare le sfumature espressive di ciascun partecipante. I ragazzi possono attingere al proprio vissuto per esprimere il proprio mondo interiore attraverso la voce, la gestualità del corpo, la parola, l’emozione.

Uno spazio per dare voce alle emozioni

Il progetto, finanziato dalla Fondazione Scuola, è partito l’8 gennaio ed è rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo grado, per un totale di cinque incontri che si protrarranno fino alla fine di febbraio. A condurre il laboratorio è il regista Daniel Gol, che da anni collabora con la Scuola con un lavoro mirato a offrire ai ragazzi uno spazio per dare voce alle proprie emozioni.

Improvvisazioni libere da giudizio

«I ragazzi partecipano molto volentieri a questo laboratorio, propro perché è un’attività libera da qualsiasi giudizio e dove i propri limiti, difetti e paure sono una ricchezza, un punto di partenza» spiega Stefania Sciama, la docente referente del progetto. «Sul palco si crea un’atmosfera di grande intimità: il regista propone delle scene di situazioni quotidiane – incontrare un amico per strada, parlare con un parente, per esempio – lasciando i ragazzi liberi di improvvisare. Da queste improvvisazioni nascono riflessioni, pensieri, emozioni molto importanti, che magari non avrebbero altrimenti la possibilità di venire espresse». C’è il ragazzo quieto che finalmente riesce a gridare, quello che rivela la gelosia per il fratellino, quello che parla con emozione al nonno che non c’è più, quello riservato che si lascia andare e racconta di sé.

Un percorso di crescita

«È un percorso di crescita emotiva importante per incontrare se stessi e gli altri attraverso il gioco del teatro» dice Stefania Sciama. «Queste esperienze confluiscono in un lavoro trasversale che vede coinvolta anche la psicologa della Scuola Isabella Ippoliti, la quale talvolta segue dalla platea ciò che succede sul palco per rendersi conto di alcune dinamiche. Il laboratorio di educazione all’affettività completa poi il lavoro che si fa con i ragazzi, il cui obiettivo è il rafforzamento di sé, che porta a una buona convivenza nell’ambito sociale e quindi anche in quello scolastico».

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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