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I percorsi di orientamento: dalla consapevolezza di sé alla scelta del corso di studi

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L’orientamento scolastico non è solo una guida alla scelta dell’indirizzo di studi, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé. Ne è convinta Vanessa Kamkhagi, la docente (e coach certificata) che ha condotto percorsi di orientamento per gli studenti dalla seconda alla terza media e dalla terza alla quinta superiore. «L’obiettivo degli incontri è stato quello di lavorare sulla consapevolezza di sé» spiega. «Molte volte si pensa che l’orientamento consista solo nell’indicare un percorso professionale o di studio, ma non si può scegliere la via giusta se non si sa da dove si parte».

La riflessione sui propri “superpoteri”

Le seconde medie si sono avvicinate all’orientamento per la prima volta. «Con loro sono partita con un’attività simbolica: ogni studente ha portato un’immagine che rappresentasse una caratteristica o una passione. Questo ha creato un ambiente in cui ognuno si è sentito libero di esprimersi, partendo da elementi semplici per arrivare a racconti più personali» dice Kamkhagi. Successivamente, gli studenti hanno riflettuto sui propri “superpoteri”, ovvero i punti di forza riconosciuti da loro stessi e dai compagni. «Abbiamo lavorato su ciò che li contraddistingue e su come questi punti di forza possano aiutarli a raggiungere i propri obiettivi».

L’analisi delle competenze

Per le terze medie il percorso è stato più articolato, poiché già in seconda avevano esplorato attitudini e interessi. «Abbiamo integrato i loro punti di forza con l’analisi delle competenze e degli interessi, confrontandoli con gli indirizzi scolastici superiori possibili, fra cui quelli presentati all’Open Day della Scuola. Ogni studente ha scritto le proprie caratteristiche, valutando la coerenza con il percorso di studi desiderato. Inoltre, in collaborazione con le docenti Rossella De Pas e Maddalena De Bernardi, referenti per l’orientamento alle medie, abbiamo discusso di come gli stereotipi di genere possano influenzare le scelte».

Scardinare le convinzioni limitanti

Nelle terze è emerso il bisogno di gestire meglio le emozioni. «Molti studenti hanno espresso la difficoltà nel controllare rabbia e delusione, e abbiamo ragionato su strategie per riformulare questi pensieri in modo più positivo». Un altro aspetto significativo è stato scardinare le convinzioni limitanti e comprendere che ciò che oggi sembra difficile può essere superato con l’impegno. Nell’ultimo incontro gli studenti sono stati invitati a pensare a cosa faranno fra dieci anni. «Questo esercizio li aiuta a visualizzare se stessi un po’ più a lungo termine, in modo da capire se la scelta degli studi è in linea con quello che realmente vorrebbero fare» spiega l’insegnante.

I tratti unici e le competenze da sviluppare

Anche per le scuole superiori l’approccio è stato incentrato sull’autoconsapevolezza. «In terza scientifico ho proposto un esercizio in cui gli studenti hanno scritto il loro nome associando a ogni lettera una caratteristica personale o un interesse. Poi abbiamo riflettuto su quali caratteristiche vorrebbero sviluppare. Come dicevo, per sapere dove stiamo andando dobbiamo sapere chi siamo, per poter fare un piano di azione e arrivare dove vogliamo andare». In terza tecnico, invece, il percorso è partito da un autoritratto ispirato a Bacon. «L’idea era quella di riflettere sui tratti unici di ciascuno, apprezzandone il valore. Anche qui è emersa la difficoltà di riconoscere i propri punti di forza, quindi ho coinvolto i ragazzi in un’attività di riconoscimento reciproco delle qualità». Nelle due classi il lavoro è stato finalizzato alla conoscenza di sé, affinché i ragazzi potessero farsi un’idea a tutto tondo di chi sono e di come possono sviluppare ulteriormente le competenze di loro interesse.

Favorire la conoscenza reciproca

«Il percorso è stato molto utile» riflette Michelle, studentessa della terza tecnico. «Ci ha fatto vedere le nostre qualità e debolezze, e parlandone in classe ci siamo anche conosciuti molto meglio fra noi. L’insegnante ascoltava ognuno di noi, ci faceva domande, dava consigli. Mi ha aiutato a capire, attraverso gli aggettivi con cui mi sono descritta, che io tendo a mettere gli altri prima di me stessa. Abbiamo scoperto noi stessi e chi ci sta intorno».

Dall’introspezione alle presentazioni degli atenei

Nelle quarte superiori il lavoro si è concentrato sul bilancio delle competenze, incrociando ciò che gli studenti amano fare con ciò in cui si sentono competenti. «In quarta scientifico è emersa la richiesta di come scegliere l’università. Quindi abbiamo visto come si cercano le informazioni sui siti degli atenei: dopo avere dato loro le indicazioni, li ho divisi in gruppi che hanno ricercato materie, modalità di accesso, costi, test di ingresso, disponibilità di alloggio nei campus e così via, ogni gruppo per l’area o il paese di interesse. I gruppi hanno poi preparato una presentazione che hanno condiviso con i compagni» dice Vanessa Kamkhagi.

Focalizzare gli ambiti di interesse

«Gli incontri ci hanno aiutato molto», conferma Sharon, quarta scientifico, «proprio perché è quest’anno che cominciamo a decidere cosa fare. Le presentazioni sulle università – italiane israeliane, inglesi e americane – erano ricche di informazioni, e ricercarle ci ha aiutato a focalizzare meglio i nostri ambiti di interesse. Inoltre, sentire dai compagni i propri punti di forza e di debolezza aiuta ad avere una prospettiva esterna su se stessi».

Gestire meglio le emozioni

Anche nella quarta tecnico il lavoro è partito del bilancio delle competenze, ma lì i ragazzi hanno voluto fare un lavoro più introspettivo, lavorando su aree di miglioramento nella gestione della comunicazione, delle richieste e delle emozioni.

Come si sceglie l’università

Nelle quinte il percorso si è sviluppato su due livelli: la consapevolezza di sé e la ricerca concreta di informazioni. «Con la quinta tecnico abbiamo lavorato sulle competenze e poi ho guidato gli studenti nella navigazione dei siti universitari per comprendere date, requisiti e modalità di iscrizione ai test di ingresso» racconta la docente. In quinta scientifico invece i ragazzi non avevano ancora le idee chiare su cosa fare e quindi hanno lavorato su come si operano le scelte, come si fa una scelta universitaria e quali sono i passi da intraprendere. «Per esempio, chi era indeciso in un ambito ha cercato le università di quell’ambito, facendo una scaletta delle informazioni che servivano per scegliere. Chi invece ancora non era sicuro dell’ambito ha lavorato sulle proprie attitudini e punti di forza per capire dove poteva riuscire meglio».

Chiarirsi su se stessi

«Ho cambiato completamente idea su cosa voglio fare» racconta Micol, quinta tecnico. «Pensavo di indirizzarmi verso il design di interni o la moda, ma non sapevo quali materie avrei dovuto studiare. Il percorso di orientamento mi ha spinta ad approfondire e mi sono resa conto di non essere molto creativa, ma di avere invece un forte potenziale sia dal punto di vista giuridico che economico».

L’orientamento individuale

Micol, come altri studenti, è stata seguita anche individualmente dalla professoressa Kamkhagi per le sue esigenze specifiche: la Scuola mette infatti a disposizione uno Sportello orientamento aperto alle consulenze individuali. Al termine del percorso però la scelta deve sempre essere dei ragazzi. «Utilizzo le tecniche del coaching per lavorare sull’orientamento, quindi le decisioni devono essere frutto del loro ragionamento» conclude Kamkhagi. «Poi magari arriviamo alle stesse conclusioni, ma non sono io che dico loro cosa fare».

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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