La quarta A della primaria e la seconda B delle medie sono fra le prime classi in Italia i cui studenti hanno conseguito, rispettivamente, il “foglio rosa” e la “patente” per lo smartphone, che attestano la formazione ricevuta e il superamento di un test in merito all’uso consapevole e informato dei dispositivi elettronici. La cerimonia di consegna dei documenti è avvenuta il 22 maggio nell’Auditorium di via Soderini con uno spettacolo teatrale interattivo, ed è la conclusione di un progetto pilota promosso da Comune di Milano, Municipio 6 e ATS nell’ambito dell’Osservatorio per il contrasto al bullismo e cyberbullismo cui hanno preso parte nove scuole di Milano, fra cui la nostra.
Il team bullismo della Scuola
«Il progetto parte da lontano» racconta Carla Sleiter, insegnante di scienze motorie e sportive e membro del “team bullismo” della Scuola. «Dal 2017 è obbligatorio che le scuole abbiano un referente bullismo e cyberbullismo per ogni ordine; noi ci siamo attivati e abbiamo costituito un team di lavoro trasversale che comprende la morà Federica Anchieri come referente per la primaria, la professoressa Rossella De Pas come referente per le medie, me, Carla Sleiter, come referente per le superiori e in più la psicologa della scuola, dottoressa Isabella Ippoliti, e l’educatore Rocco Carta. Abbiamo quindi lavorato con le altre scuole che hanno aderito al progetto arrivando a firmare un Protocollo d’intesa per la costituzione di un Osservatorio di contrasto al bullismo e cyberbullismo e per la promozione della salute».
La formazione per gli insegnanti
Il team bullismo della Scuola Ebraica ha così lavorato con le altre scuole nell’ambito dell’Osservatorio concentrandosi sull’utilizzo consapevole dei dispositivi elettronici, in particolare lo smartphone, da parte dei ragazzi: l’Ufficio scolastico regionale ha quindi aperto una piattaforma per la formazione dei referenti bullismo e cyberbullismo, mentre Municipio 6 e ATS si sono occupati della formazione per l’utilizzo consapevole dei dispositivi elettronici con il contributo di esperti in vari settori, fra cui la Polizia Postale. La formazione ha incluso sia gli aspetti “fisici” dell’uso del telefonino (postura, disturbi visivi, onde elettromagnetiche) sia gli aspetti psicologici che derivano da un uso scorretto (compulsività, asia, dipendenza e così via).
L’insegnamento ai ragazzi senza demonizzare gli strumenti
Una volta completato il processo di formazione degli insegnanti, quest’anno è partita la somministrazione della formazione agli studenti e ogni scuola ha scelto alcune classi pilota: «All’interno della Scuola Ebraica, ognuno di noi del team bullismo ha dedicato parte delle proprie ore di lezione a questo tema, avvalendoci della collaborazione dei colleghi su alcuni temi specifici, come per esempio l’insegnante di scienze per la spiegazione ai ragazzi delle onde elettromagnetiche», dice Carla Sleiter. «L’obiettivo era parlare della corretta gestione di questi strumenti, non certo di demonizzarli, visto che sono parte integrante della vita di ognuno, sono stati indispensabili durante la DAD e possono essere utilizzati nella didattica».
Riconosce i bulli, difendersi e difendere gli altri
Gli argomenti hanno incluso temi quali la corretta postura nel tenere il telefono, la sua corretta inclinazione, il tempo da trascorrere con il telefono o il tablet, la distanza da tenere dal monitor del computer ma anche la sicurezza digitale, la consapevolezza che tutto ciò che va in Rete poi ci rimane, a chi chiedere aiuto se si ricevono minacce online, il calo di attenzione che provoca il rimanere costantemente connessi allo smartphone, il danno da dipendenza da internet. Ai ragazzi delle medie si è parlato anche di sexting, cioè l’invio di testi, immagini o video sessualmente espliciti, di come valutare gli inviti social, di come comportarsi se si visualizzano messaggi offensivi nei confronti di qualcuno. «Nella nostra scuola non ci sono bulli, ma abbiamo insegnato ai ragazzi come riconoscerli, come riconoscere la vittima e come riconoscere la “zona grigia”, cioè tutti quelli che assistono alla bullizzazione, online ma non solo, senza prendere posizione e fare nulla» raccolta Sleiter.
Genitori “bacchettati” a casa dai propri figli
«Una formazione complessa e complicata, ma essenziale» prosegue Carla Sleiter. «I ragazzi l’hanno accolta benissimo e hanno mostrato di avere compreso le lezioni, tanto che a casa cominciano a riprendere e bacchettare i genitori su come loro usano il telefono. Con i genitori si fa un lavoro parallelo, con una app che permette loro di documentarsi su come affrontare la vita online dei figli».
Foglio rosa e patente
A conclusione delle lezioni, agli studenti è stato somministrato un quiz – uno per la primaria e uno per le medie – messo a punto dai docenti formati insieme agli specialisti dei vari temi trattati, e il superamento del test ha permesso loro di conseguire il foglio rosa per la primaria e la patente per le medie, documenti formali che dovranno poi essere rinnovati gli anni successivi.
Il lavoro svolto sarà di esempio per altre scuole
«Ogni scuola ha preparato i propri materiali e li ha condivisi con le altre scuole che hanno partecipato al progetto pilota. Municipio 6 e ATS hanno ora un archivio su cui si modulerà il programma futuro e sono già pronti con numeri di telefono, uffici, servizi e professionisti (psicologi, assistenti sociali) dedicati a dare supporto alle scuole. Sulla base del lavoro svolto dalle scuole pilota, si elaboreranno poi materiali e quiz da somministrare a tutte le scuole della Lombardia e il progetto, anche se ci vorrà tempo, avrà poi diffusione nazionale», conclude Sleiter.