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Guerra in Israele: come la Scuola affronta le paure di bambini e ragazzi

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Ascolto, rassicurazione, spazio per esprimere dolore e paure, ma anche mantenimento della routine e strategie di “coping”, dando agli studenti indicazioni su come affrontare il difficilissimo momento. Dopo lo spaventoso attacco terroristico che ha colpito Israele la Scuola si è attivata collegialmente per fornire supporto agli studenti e alle famiglie.

Il supporto ai più piccoli

«Si stava rientrando a Scuola dopo la festività di Sukkot, è non è stato facile organizzarsi così rapidamente» spiega Isabella Ippoliti, la psicologa della Scuola. «Il supporto emotivo è più facile per i bambini più piccoli, per i quali si riesce a schermare molte cose, proteggendoli, e a stemperare, anche perché sono meno esposti ai media e ai social. Le morot hanno da subito fatto fronte comune con una risposta unitaria, fatta di rassicurazioni, comprensione, empatia» afferma Ippoliti. «Più difficile il lavoro con i più grandi, proprio perché è più complicato controllare le loro fonti di informazione, un’informazione che come sappiamo è trasversale, immediata, spesso nemmeno affidabile o veritiera, fatta di foto o video anche molto crudi».

Infondere sicurezza e fiducia

Spiegare la guerra ai bambini, una “guerra” così particolare poi, non è mai facile, ha detto il preside Marco Camerini in un’intervista a RaiRadio1. In particolare per i bambini della primaria è importante dare loro stabilità e sicurezza, costruendo un contesto sereno. Quando esprimono parole chiave che hanno sentito in famiglia o in tv, come “missili”, “attacco” e così via, ricordiamo loro che di momenti brutti ce ne sono stati anche in passato, ma alla fine le soluzioni si trovano. Dobbiamo, quindi, ha detto Camerini, infondere loro sicurezza e fiducia nel futuro.

Momenti di condivisione con le figure di riferimento

Isabella Ippoliti in queste settimane ha visitato molte classi, constatando un alto livello di ansia e un senso di insicurezza soprattutto fra i più grandi, comprensibilmente più esposti a quanto succede e alla paura per la propria incolumità. Il lunedì successivo all’attacco, medie e superiori si sono riunite rispettivamente nella sinagoga della scuola e in Aula Magna per un momento di condivisione, confronto e preghiera con alcuni insegnanti e rabbanim per farsi forza tutti insieme. In questo frangente è stata importante anche la partecipazione di Rav Arbib, rabbino capo e docente dell’Istituto. Infine il momento di incontro con Doron, il responsabile della sicurezza, che ha fornito informazioni utili e linee guida di comportamento in un momento in cui, al di là del dolore per Israele, tutta la Comunità si sente minacciata.

Le strategie di “coping”

«Ciò che fanno in questo momento i docenti è mettere in atto strategie di “coping”, cioè strategie che aiutino i ragazzi ad affrontare il momento: questo significa che ci deve essere lo spazio per esprimere ansia e dolore, ma poi bisogna tornare alla routine della Scuola e della propria vita» dice Ippoliti. «Abbiamo consigliato loro di non stare costantemente connessi a internet e social, di venire a Scuola perché la Scuola serve per stare insieme e avere anche momenti spensierati con gli altri». In questo senso il contributo delle famiglie è fondamentale: «La Scuola si sta facendo in quattro per supportare gli studenti, ma la prima fonte di forza e rassicurazione è la famiglia» dice Ippoliti. «I genitori devono essere i primi a mostrarsi solidi e a gestire le paure dei propri figli, stemperando, razionalizzando e mandandoli a Scuola».

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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