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Come ragiona Hamas: la testimonianza di Yuval Biton, il medico che salvò la vita a Yahya Sinwar

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L’incontro con Yuval Biton, già medico carcerario e poi ufficiale dell’intelligence penitenziaria israeliana, è stato un racconto personale, un’analisi dell’attualità mediorientale, una lezione di storia. Una testimonanza eccezionale, cui il 23 gennaio hanno assistito gli studenti del triennio superiore. A dialogare con Biton c’era Sharon Nizza, ex studentessa della Scuola Ebraica di Milano che oggi vive in Israele, è giornalista e autrice del volume 7 Ottobre 2023. Israele, il giorno più lungo. L’evento è stato organizzato con il contributo della Jerusalem Foundation, presente nella persona della direttrice in Italia Gaia Piperno.

La storia personale di Yuval Biton

Yuval Biton è stato per anni medico dentista nelle carceri israeliane di Nafha e di Ketziot, dove ha curato molti detenuti palestinesi, fra i quali molti terroristi. Yahya Sinwar, famigerato capo di Hamas, è stato suo paziente e Biton gli ha salvato la vita diagnosticandogli un ascesso cerebrale in tempo per poter essere operato. Grazie alle relazioni intrattenute con i detenuti di Hamas, e alla conoscenza del loro modo di pensare, Biton è quindi entrato nell’intelligence carceraria israeliana per poi diventarne il comandante. Il 7 ottobre suo nipote Tamir, membro del kibbutz Nir Oz, è stato ferito nel tentativo di difenderne gli abitanti dagli oltre 300 terroristi di Hamas penetrati nel kibbutz, trasportato a Gaza come ostaggio e lì linciato dalla folla plaudente. Il corpo di Tamir è ancora in mano a Hamas.

Il 7 ottobre uno spartiacque storico

«Attraverso il dialogo con Yuval Biton vogliamo farvi capire qual è la mentalità di Hamas e che cosa ha significato il 7 ottobre per Israele» ha detto Sharon Nizza agli studenti. «Nel mio libro ho riportato una cronaca ora per ora di quel giorno per spiegare l’intenzionalità, l’intensità e l’efferatezza dell’attacco. Sono elementi fontamentali per capire perché da quella giornata è scaturito tutto quello che stiamo vivendo ancora oggi, cioè la guerra più atroce, complessa e lunga di Israele, e tutto l’effetto domino che ne è conseguito. Quel giorno costituisce lo spartiacque fra il Medio Oriente che c’era prima e il nuovo Medio Oriente ancora in divenire».

Cosa vuole Hamas

«La guerra contro Hamas non è cominciata il 7 ottobre 2023», ha esordito Biton, «perché Hamas ha un progetto di distruzione a lungo termine. La guerra in corso rientra nello sforzo di Hamas di eliminare Israele e distruggere il popolo ebraico. Ho conosciuto Sinwar nel 1996, ho avuto modo di parlargli molte volte e ho imparato molto sull’organizzazione. La guerra di Hamas contro Israele non è una guerra nazionale: a Hamas non importa nulla di creare uno stato palestinese entro i confini del 1967. È una guerra di religione, e il suo scopo è costituire uno stato islamico dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo libero dagli ebrei. Secondo loro non abbiamo nessun diritto di esistere nella terra di Israele, perché quella terra deve essere musulmana».

Gli errori di Israele

Secondo Biton, Israele ha fatto in precedenza l’errore di guardare Hamas con i propri occhi occidentali e democratici. «Il Medio Oriente non è l’Europa. In Medio Oriente a un attacco come quello del 7 ottobre si reagisce duramente. I paesi arabi devono sapere che un attacco a Israele porta conseguenze pesanti. Non si tratta di vendetta, ma di sopravvivenza». Il secondo errore, ha detto Biton, è quello di lasciare Gaza sotto il controllo di Hamas. «È un errore che pagheremo. Il 90% dei palestinesi di Gaza è contro Hamas, ma non fanno niente perché hanno paura della loro efferatezza».

È pentito di avere salvato la vita a Sinwar?

Yuval Biton ha pagato un prezzo anche personale molto alto in questo attacco, con la morte di suo nipote Tamir. E ha curato molti di questi terroristi quando erano in carcere. «Provo rimorso per averli curati, salvati? È una domanda difficile, anche per me. Ma la risposta è no. Ho fatto ciò che era mio dovere come medico e ho agito secondo l’etica ebraica, che dà valore alla vita e non cerca vendetta sui nemici. L’etica ebraica, ha detto Ben Gurion, è l’unico vantaggio che abbiamo nell’essere uno Stato ebraico. Non è una debolezza, perfino i nostri nemici la riconoscono come punto di forza».

Sinwar liberato in cambio di Gilad Shalit

Gli studenti sono attenti, concentrati. Partecipano, fanno domande a Yuval Biton. Il discorso si sposta sugli ostaggi in mano a Hamas. «Dobbiamo riportarli a casa tutti, anche se il prezzo da pagare è molto alto» afferma Biton. «Ho fatto parte del team di negoziatori per il rilascio del soldato Gilad Shalit, rapito nel 2006 e tenuto in ostaggio per quattro anni. Per riaverlo abbiamo dovuto scarcerare mille terroristi palestinesi, fra cui Sinwar. Io ero contrario al rilascio di Sinwar, lo conoscevo, era un uomo crudele e determinato e sapevo che sarebbe diventato il leader di Hamas».

Perché Israele rilascia terroristi in cambio di ostaggi

«Molti si domandavano allora, e si domandano oggi, perché rilasciamo terroristi in cambio di ostaggi. Lo facciamo perché è la nostra etica ebraica, perché la vita di ogni ebreo è importante, ovunque nel mondo. È quello che ci differenzia dal nostro nemico, che non ha esitato a sacrificare la vita del proprio popolo per perseguire i propri scopi. Sinwar me lo aveva detto, dopo il rapimento di Shalit. “Sono pronto a sacrificare le vite anche di 100mila palestinesi per raggiungere il mio obiettivo”. Loro sacrificano il loro popolo, noi il nostro lo vogliamo proteggere. Se non fossimo pronti a pagare un alto prezzo per i nostri ostaggi ne gioirebbero, perché significherebbe che siamo come loro». Biton conclude il suo intervento, ma i ragazzi vogliono saperne di più, hanno ancora tante domande e si intrattengono con lui, che risponde a tutti.

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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