È strutturata come un gioco, ma in realtà è una lezione serissima quella che il professore di scienze Loris Camaleonti costruisce ogni anno per gli studenti delle quinte superiori. Il gioco è inventare e simulare una scena del crimine, con una vittima e alcuni sospettati; la lezione è insegnare agli studenti i principi della genetica forense, cioè l’analisi del DNA rinvenuto sulle prove tramite tecniche di elettroforesi e di biologia molecolare.
Un’attività di livello universitario
«Queste lezioni partono da un’attività che l’Università Statale di Milano dedica ai ragazzi dell’ultimo anno delle superiori, concedendo in affitto alle scuole il proprio laboratorio completo di tutta l’attrezzatura necessaria» spiega Camaleonti. «Noi, grazie al fatto che ho lavorato in Università proprio in quell’ambito e grazie anche al nuovo laboratorio di chimica, abbiamo svolto l’attività a scuola, noleggiando parte dell’attrezzatura e utilizzando in parte anche la nostra».
L’analisi delle prove
L’università ha quindi fornito un apparecchio per elettroforesi, micropipette e campioni di DNA già processati, cioè pronti per essere analizzati. Ogni campione di DNA viene associato a uno studente, che a sua volta ha un ruolo nel gioco: uno è la vittima, tutti gli altri i sospettati. Sulla scena del crimine vengono disseminate prove – un fazzoletto sporco, un coltello insanguinato, un mozzicone di sigaretta – e gli studenti cominciano a stabilire il DNA della vittima per poi concentrarsi sulle prove per trovare il colpevole.
Le sequenze di DNA per identificare il colpevole
«Utilizzando l’apparecchio per elettroforesi, le micropipette di standard universitario che arrivano a prelevare anche volumi di due microlitri, cioè due millesimi di millilitro, e altre attrezzature, gli studenti analizzano sulle prove particolari sequenze di DNA che si chiamano microsatelliti. Una serie di microsatelliti fatti in un certo modo può appartenere soltanto a una persona al mondo. Poi cercano il match esatto nei campioni di DNA associati a ciascuno dei sospettati, e quando la corrispondenza della catena di microsatelliti è al 100% il “colpevole” viene individuato. È un test altamente specifico di biologia molecolare, utilizzato in tutto il mondo, che si associa al settore della criminologia ma non solo» spiega Camaleonti.
L’applicazione della tecnica in ambiti non forensi
Durante il tempo necessario per le analisi, Camaleonti spiega infatti ai ragazzi come questa tecnica sia usata in una serie di ambiti: il caso di Yara Gambirasio è stato risolto così, ma questi test sono stati utilizzati anche dopo l’attacco alle Torri Gemelle per identificare i morti, oppure dopo il disastroso tsunami del 2004 in Indonesia per identificare le famiglie dei bambini sopravvissuti, collegando in questo modo l’atttività svolta alle sue applicazioni reali, che non sono solo quelle forensi.
Per i ragazzi divertimento e alto valore didattico
«I ragazzi sono molto coinvolti nel gioco e nella narrazione e attentissimi nell’analisi delle prove. Così “giocando” imparano intanto a maneggiare la strumentazione scientifica universitaria in modo corretto e poi acquisiscono competenze importanti che possono essere spese anche all’esame di maturità, facendo un’ottima figura» conclude Camaleonti.