
Una giornata fuori dall’aula, ma con un grande valore didattico: è quella vissuta dalle due classi di terza media durante l’uscita in barca a vela organizzata il 15 maggio a Dervio, sulla sponda lecchese del Lago di Como, presso la scuola Orza Minore.
Uno sport diverso
Un appuntamento che, racconta l’insegnante di educazione motoria Loris Pessina, è ormai diventato una tradizione: «Sono diversi anni che la Scuola organizza l’uscita in barca a vela. Serve per fare conoscere ai ragazzi uno sport nuovo, perché molto spesso i ragazzi non conoscono sport che non siano il calcio o pochi altri giochi di squadra».
La collaborazione è fondamentale
La vela, però, non è solo novità. È anche una palestra di collaborazione: «È uno sport dove bisogna fare team building» spiega Pessina. «I ragazzi sono su cabinati da sei persone, cinque studenti e uno skipper, e devono seguire le istruzioni per condurre la barca. Funziona solo se tutti sono coordinati. In questo sport la collaborazione è fondamentale».


La preparazione a terra e le manovre in acqua
La giornata è iniziata con un briefing a terra, durante il quale gli istruttori, tutti formati dalla Federazione Italiana Vela, hanno illustrato i principi fondamentali: il ruolo del vento, la nomenclatura base, i principali nodi. Un lavoro introdotto anche a scuola nei giorni precedenti. Poi, via in acqua: armo delle vele, navigazione e manovre. «Hanno provato a virare, a prendere il vento, a tenere le scotte in tensione… tutto quello che si poteva fare in una giornata. E si sono molto divertiti» racconta l’insegnante.
Il debriefing tecnico e quello didattico
Ad accompagnare i ragazzi, oltre a Pessina, anche la professoressa Caputo, l’educatore Rocco Carta e l’insegnante di ebraico Moshe Ovadia. L’attività ha impegnato i ragazzi per circa sei ore, inclusi briefing e debriefing, di cui tre ore in acqua. «Il debriefing finale con gli istruttori è prevalentemente tecnico: se c’è tempo i ragazzi disarmano le barche e ammainano le vele. Dopo, durante le lezioni di educazione fisica, facciamo un altro tipo di debriefing per capire come i ragazzi hanno vissuto l’esperienza».
