
«È un libro importantissimo, avete l’età giusta, leggetelo». Con questo invito agli studenti il presidente della Comunità Walker Meghnagi ha aperto la scorsa settimana la presentazione di Ritorno a Sion, volume appena uscito per Marcianum Press dedicato alla storia del sionismo e di Israele. Un incontro reso ancora più significativo dalla decisione di Meghnagi e di sua moglie Rachel di donare una copia del volume a tutti gli studenti del triennio. All’evento erano presenti, oltre al presidente e a sua moglie, l’assessore alle Scuole Dalia Gubbay, il preside Marco Camerini, Rav Alfonso Arbib e Ugo Volli e Claudia De Benedetti, autori del libro insieme a David Elber e Niram Ferretti.
Una lettura facile e aggiornata
A sottolineare il valore dell’opera è stato Marco Camerini, che ne ha messo in luce i punti di forza: «Parte dalle origini della presenza ebraica in Israele e arriva fino a noi» ha spiegato, valorizzando la ricostruzione aggiornata. «L’impostazione editoriale, inoltre, è lontana dal modello tradizionale del manuale di storia, perché è organizzato per blocchi tematici, con approfondimenti su figure e passaggi chiave che rendono la lettura più facile». Dalia Gubbay ne ha menzionato la fruibilità. Ritorno a Sion non si presenta come un “tomo” respingente, ma come un testo che invita alla lettura. «Spesso sento che avete qualche difficoltà sulla storia di Israele e quindi difficoltà ad argomentare, soprattutto in questi ultimi due anni difficili» ha osservato. Il libro, dice Gubbay, è uno strumento utile non solo per gli studenti, ma per chiunque senta il bisogno di orientarsi e capire.






Perché donare il libro agli studenti
Il presidente Meghnagi ha raccontato che, leggendolo, ha avuto la sensazione di trovarsi davanti a un libro adatto ai ragazzi del liceo. «Io e Rachel ci siamo detti che volevamo donarvelo. Avete l’età giusta per cominciare a capire la storia degli ebrei, la storia di Israele, il sionismo». Una comprensione necessaria anche per dare senso a parole che oggi vengono spesso usate come etichette o accuse. Sionismo, ha ricordato, significa anzitutto anelare a una terra per il popolo ebraico. «Leggete questo libro perché capirete cose molto importanti».
Il presente chiede risposte
A entrare nel merito delle ragioni dell’opera è stato Ugo Volli. «Ritorno a Sion è nato per voi ragazzi» ha detto. L’idea ha preso forma all’inizio del 2024, in un momento segnato da un clima sempre più pesante. In quei mesi agli ebrei veniva chiesto di prendere le distanze da Israele, di denunciarlo, di giustificarsi. «Cosa potevamo fare? Spiegare. Perché se da un lato ci sono gli antisemiti dichiarati, dall’altro c’è una parte ampia di opinione pubblica che si lascia influenzare da ciò che circola sui social e nei media». A loro, e soprattutto ai ragazzi, ha detto Volli, serviva uno strumento agile he spiegasse cos’è lo Stato di Israele, come è nato, su quali basi storiche e giuridiche si fonda il suo diritto a esistere. «Voi dovete aspettarvi di dover dare spiegazioni», ha detto agli studenti, ricordando che il confronto continuerà all’università. E Ritorno a Sion nasce proprio per permettere ai giovani di «difendere quello che siamo, difendere il legame con Israele», senza paura e senza paranoia, ma con la solidità dei dati e della storia.


La storia personale diventa collettiva
Claudia De Benedetti non aveva mai affrontato la storia di Israele, ha raccontato, ma ha accettato la proposta di scrivere il libro pensando ai ragazzi che raccoglieranno il testimone dell’impegno ebraico nelle comunità della diaspora. La sua motivazione affonda le radici anche nella storia familiare: Edgardo Mortara, il bambino ebreo rapito a Bologna nel 1858 dagli uomini del Papa, convertito forzatamente e mai restituito alla famiglia, era un suo antenato. La ferita ha alimentato l’impegno della sua famiglia perché simili ingiustizie non accadessero più. Ma il libro nasce anche dal presente. De Benedetti ha raccontato ciò che ha vissuto a Torino, con le manifestazioni pro-palestinesi sotto casa, una tendopoli permanente e scene di violenza simbolica esibite quotidianamente. Un clima che ha avuto conseguenze dirette sulla sua vita personale. «Ritorno a Sion nasce da ciò che abbiamo visto in questi mesi e contiene spunti che vi servono a rispondere a chiunque ci attacchi. È un libro che deve essere usato» ha concluso.
Restituire dignità al sionismo
A chiudere gli interventi è stato Rav Arbib, osservando che oggi il clima è pesante anche perché il termine sionismo è diventato una parolaccia da cui prendere le distanze. «Di posizioni antisraeliane ce ne sono state tante, ma usare la parola sionista come un insulto credo sia una novità, per lo meno in maniera così diffusa. È impressionante». Perché il sionismo, ha ricordato, è un’idea nobile, radicata profondamente nella tradizione ebraica. «Nella Torà, la promessa della terra di Israele ai patriarchi si affianca a una missione per il popolo ebraico: essere di benedizione per il mondo. Fondare uno stato non per calpestare gli altri, ma per essere di aiuto al mondo intero. E Israele in molte cose è stato davvero di aiuto al mondo».
Poi, la distribuzione del libro. Ogni studente ha ricevuto da Rachel Meghnagi la propria copia, in un gesto che affidava loro uno strumento per costruire consapevolmente il proprio posto nel mondo e nella storia.