L’Open Day delle superiori della Scuola Ebraica, che si è svolto il 21 novembre alla presenza dell’assessore alle Scuole Dalia Gubbay, è stato la narrazione di un sistema educativo e valoriale approfondita con dati, storie, riflessioni sul futuro e le testimonianze degli ex studenti Isaac Hasbani, Jonathan Recanati e Ilia Emanuel. La Sala Segre che ha ospitato l’evento era affollata di genitori e ragazzi, questi ultimi arrivati numerosi proprio per poter fare una scelta consapevole e informata sul proprio percorso.
Una scelta identitaria
Ha aperto l’incontro Rav Arbib, con una citazione che esprimeva il senso della Scuola Ebraica. «Nella parashà della settimana», ha detto, «Avraham si presenta dicendo “io sono uno straniero e un residente con voi”. L’espressione è contraddittoria, ma rappresenta la condizione ebraica. Noi siamo residenti nel paese in cui viviamo, ne siamo parte, ne assorbiamo la cultura. Però abbiamo un’identità diversa, che vogliamo mantenere. Credo quindi che la scelta di una scuola ebraica debba essere innanzitutto una scelta identitaria».
L’alto livello testimoniato dai dati
Ci sono tanti altri motivi per scegliere la Scuola Ebraica. Per evidenziarli, il preside Marco Camerini ha presentato alcuni dati. Per primo, il tasso di soddisfazione di genitori e studenti del triennio superiore come emerso dall’indagine condotta a settembre in collaborazione con la Fondazione Scuola: l’82% dei genitori e l’84% degli studenti si è detto molto o abbastanza soddisfatto del livello di preparazione conseguito. Poi i risultati degli Invalsi delle quinte in italiano, matematica e inglese, che rileva per la Scuola Ebraica un posizionamento superiore alla media lombarda, del nord-ovest e nazionale. Infine, la classifica Eduscopio, che per il quarto anno consecutivo assegna al nostro Liceo scientifico scienze applicate il primo posto fra gli istituti di Milano della sua categoria.
Cos’è una buona scuola?
«Eduscopio rileva per il nostro Liceo scientifico anche il più alto tasso di inclusività, cioè di studenti che hanno raggiunto il diploma» ha evidenziato la professoressa Maknouz. «Un basso tasso di inclusività, che si osserva in alcuni dei licei più blasonati di Milano, significa fare avanzare i più bravi e allontanare i più deboli. Per noi invece la buona scuola è fare avanzare tutti, seguendoli individualmente, e avere un impatto sull’educazione». La Scuola Ebraica è infatti parte della rete internazionale ORT, attraverso la quale gli studenti possono fare esperienze didattiche e formative uniche. «Cito per esempio il summer camp di media digitali in Bulgaria la scorsa estate o il summer camp all’Istituto Waitzmann in Israele. O ancora le competizioni internazionali, le attività di volontariato, i seminari di formazione all’estero per i docenti» ha detto Maknouz. «La buona scuola è sì quella che porterà a essere bravi all’università o nel proprio lavoro, ma è anche quella che insegna ai ragazzi a credere in se stessi, che trasmette competenze di vita, che crea legami di amicizia indissolubili».
Il tecnico è un percorso serio, non un ripiego
A raccontare l’Istituto tecnico economico a indirizzo amministrazione, finanza, marketing e relazioni internazionali è stato il professor Sionne. «Questo indirizzo di studi è a tutti gli effetti simile a un liceo giuridico-economico» ha spiegato. «Il percorso è importante e richiede forti prerequisiti di base. Abbiamo avuto grande soddisfazioni dagli studenti, molti dei quali sono stati ammessi a università estere e oggi sono a New York, lavorano per le università, fanno ricerca, sono entrati in JP Morgan. Il primato della Scuola Ebraica anche nell’indirizzo tecnico non emerge dalle classifiche proprio perché i nostri diplomati vanno a studiare all’estero». L’importante, ha detto il professore, è scegliere bene: mentre il liceo è una struttura di base sulla quale poi costruire un grattacielo, l’istituto tecnico è una casa dove si completa la formazione in alcune materie. «Per questo l’approccio deve essere più consapevole, sfatando la leggenda che chi non riesce a fare lo scientifico si indirizza al tecnico. Parliamo di uno studio serio, per il quale mettiamo a disposizione strumenti affinché sia inclusivo e non lasci indietro nessuno» ha concluso Sione.
Le attività extrascolastiche e le novità di quest’anno
Il preside Camerini ha illustrato alcune delle attività aggiuntive proposte agli studenti superiori: «A breve lanceremo un progetto di potenziamento in matematica e fisica, tenuto da un ex alunno della Scuola, e proporremo un’attività facoltativa di sviluppo del pensiero logico attraverso il latino». Proseguono inoltre, ha detto Camerini, i corsi per le certificazioni linguistiche Cambridge e IELTS9 in collaborazione con il British Council, così come i corsi di preparazione all’esame SAT per accedere alle università israeliane e non solo. Per approfondire le materie di ebraismo c’è il progetto Bet Hamidrash, con ore aggiuntive rispetto a quelle curriculari. In collaborazione con la Scuola Ebraica di Barcellona sta per essere lanciato un hackaton di una settimana, in cui gli studenti lavoreranno in gruppi internazionali per ideare applicazioni e strumenti a favore di ragazzi con disabilità, ed è già in corso un progetto di problem solving in collaborazione con la Yeshiva University di New York. Poi ci sono le partecipazioni allo STEM Communication Award della ORT e alla Coppa della Costituzione di Articolo 3. «Stiamo poi lanciando il progetto “Quotidiano in classe” in collaborazione con Corriere, Sole 24Ore e QN, e corsi di potenziamento di scrittura in italiano. Proseguono l’iniziativa CLIL di insegnamento di materie non linguistiche in inglese, la collaborazione con l’associazione Figli della Shoah, il tutor di classe, cioè un ex studente che collabora con i docenti su alcune materie, già attivato in qualche classe, lo sportello psicologico, il progetto di accoglienza per studenti stranieri, le attività di orientamento».
Ebraico ed ebraismo, la nostra identità e il legame con Israele
Infine le materie ebraiche, che all’Open Day sono state presentate da Rav Sassun, insegnante di ebraismo e storia ebraica, e dalla professoressa Scardi, docente di ebraico. «In questa scuola abbiamo grandi insegnanti di ebraismo» ha detto Rav Sassun. «Non solo il rabbino capo della Comunità Arbib, ma anche Rav Simantov del tempio Noam e Rav Shaikevitz del tempio di via Eupili».
«Lo studio dell’ebraico è uno dei motivi per restare in questa scuola, perché è un legame con la nostra tradizione e religione e anche con Israele, dove tanti studenti vanno dopo il diploma» ha esordito la professoressa Scardi. Il programma, grazie a un nuovo libro di testo, è più dinamico e interattivo rispetto al passato. «Gli studenti arrivano a un alto livello di ebraico finale in termini di competenze linguistiche e grammaticali. Inoltre, studiamo in ebraico sia la storia di Israele sia l’attualità e, al tecnico, anche la lingua commerciale».
L’apertura di un nuovo indirizzo di studi
Dopo le presentazioni ci sono state tante domande dalla platea, espresse in forma anonima tramite telefono e proiettate sullo schermo. In particolare si è affrontato il tema dell’apertura di un nuovo indirizzo scolastico. Qualcuno ha proposto il Liceo di scienze umane, altri erano interessati a ripristinare il Liceo linguistico. «Noi siamo pronti e organizzati per aprire qualunque indirizzo, purché ci sia una massa critica per sostenerlo» ha risposto il preside Camerini. «La Scuola e la Comunità sono disponibili ad affrontare questo investimento se c’è un indirizzo che interessa un numero sufficiente di studenti davvero decisi a intraprenderlo».