
Con una cerimonia sentita e toccante la sera del 26 marzo è stata scoperta la targa dedicata al ricordo di Ariel e Kfir Bibas e, con loro, di tutti i bambini vittime della barbarie di Hamas. Erano presenti, negli spazi della scuola dell’infanzia dove è stata apposta la targa, Rav Alfonso Arbib, il presidente della Comunità Walker Meghnagi, il vicepresidente Ilan Boni e il segretario generale Alfonso Sassun; l’assessore alle scuole Dalia Gubbay e il preside Marco Camerini.
Roma-Milano, un comune momento di memoria
La cerimonia si è svolta in contemporanea a quella, analoga, che si stava svolgendo alla Scuola Ebraica di Roma: «L’iniziativa è stata della Comunità di Roma, che ha dedicato un’aula ai fratelli Bibas chiedendoci la disponibilità ad affiggere una targa e invitandoci a svolgere la cerimonia nello loro stesso momento» ha spiegato in apertura Dalia Gubbay. In questo comune momento di memoria, la Comunità di Milano ha voluto estendere la dedica anche a tutti gli altri bambini trucidati il 7 ottobre.






La negazione del 7 ottobre è cominciata il giorno successivo
«Il modo in cui molti hanno accolto ciò che è successo mi ha ricordato un verso di Haim Nahman Bialik, il poeta nazionale israeliano» ha detto Rav Arbib. «In una poesia sul popolo ebraico, Bialik dice che ci sono sofferenze che sconvolgono perfino il Satan, ma non il cuore del nemico, più duro di quello del Satan. Ciò di cui parla è la crudeltà mista a un’indifferenza che confina con la complicità. Non provare nulla davanti a ciò che è accaduto è terribile. La negazione della Shoah è cominciata solo anni dopo, la negazione del 7 ottobre è cominciata il giorno successivo. Siamo davanti a un odio molto più profondo di quanto immaginassimo. Voglio però concludere con una citazione di Golda Meir: “gli ebrei non possono permettersi il lusso di essere pessimisti”. Dobbiamo per forza essere ottimisti. Il popolo ebraico ha sempre avuto fiducia nel futuro, anche nei momenti in cui sembrava che non ci fosse futuro. E noi siamo certi di avere un futuro. È quindi importante apporre una targa proprio qui, a Scuola, dove ci sono i bambini, la nostra vera fonte di ottimismo».
Restiamo uniti e scegliamo la vita
Il presidente Meghnagi ha ribadito la necessità di essere ottimisti e, ha aggiunto, «Anche di essere uniti. Se saremo sempre uniti vinceremo questa battaglia». Il preside Camerini ha ricordato che nella tradizione ebraica ci viene comandato di scegliere sempre la strada della vita. «Posizionare la targa alla scuola dell’infanzia, dove la vita è pulsante, è per noi un impegno e una responsabilità. L’impegno di aiutare i bambini a crescere e la responsabilità di aiutarli a diventare cittadini capaci di costruire un futuro di pace, di rispetto e di etica».


Che i loro nomi non siano dimenticati
Diana Segre, coordinatrice della scuola d’infanzia e della primaria, ha mostrato la bacheca che ospita la targa, decorata con i lavori artistici di bambini e morot: «Alcuni di questi lavori rimarranno, altri saranno sostituiti, ma questa bacheca diverrà un perenne luogo di memoria». «Ricordiamo allora tutti i bambini assassinati. Sono 53, dai pochi mesi ai 18 anni» ha proseguito la coordinatrice. «Secondo la disattesa convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia, una persona è un bambino fino ai 18 anni. Leggerò i loro nomi, perché non siano dimenticati». Durante la lettura, la commozione dei presenti era palpabile. La cerimonia si è conclusa con un minuto di silenzio e con il Kaddish. Poi le morot dell’infanzia hanno scoperto la targa.
Per Yarden Bibas
Le foto della targa, dei lavori artistici dei bambini e della cerimonia saranno inviati a Yarden Bibas, il papà di Ariel e Kfir, insieme ai messaggi di vicinanza che gli studenti delle medie hanno scritto per lui (https://scuolaebraicamilano.it/gli-studenti-delle-medie-in-arancione-inviano-messaggi-di-vicinanza-a-yarden-bibas/).