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I teenager possono fare la differenza? La restituzione del Progetto Ascolto agli studenti

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Per la prima volta gli studenti del triennio superiore sono stati coinvolti non solo nella compilazione di un’indagine d’ascolto, ma anche nella restituzione dei risultati. È successo prima della fine dell’anno scolastico, durante un incontro loro dedicato introdotto dal preside Marco Camerini in cui la consigliera della Fondazione Scuola Sara Fargion, professionista nel campo delle ricerche di mercato e ideatrice del Progetto Ascolto, ha presentato i dati emersi dal sondaggio compilato a inizio anno da genitori e studenti.

I temi dell’indagine

Il sondaggio – promosso dalla dirigenza scolastica e dalla Fondazione Scuola – ha indagato la percezione della Scuola attraverso sette macroaree: esperienza accademica (generale e linguistica), espressione dell’identità ebraica, sicurezza e benessere, strutture e dotazioni, progetti didattici ed extracurriculari, comunicazione e coinvolgimento, valutazione complessiva. «Credo che la restituzione dei dati emersi sia un passaggio importante per dare consapevolezza ai ragazzi, responsabilizzarli e permettere loro di fare scelte coerenti con i loro obiettivi» ha commentato il preside Camerini.

Ascolto e partecipazione

«Per la prima volta gli studenti sono stati coinvolti in un’analisi di questo genere e abbiamo voluto restituire loro i risultati», ha spiegato Sara Fargion. «È anche un gesto di trasparenza e di rispetto per il tempo e l’impegno che hanno dedicato al sondaggio. Questo confronto ha generato partecipazione: i ragazzi hanno fatto domande e mostrato interesse, soprattutto sul tema dell’inglese».

Volere un miglioramento non basta

Durante la presentazione, Fargion ha accompagnato i dati con riflessioni per stimolare nei ragazzi senso critico e responsabilità. «Dalla survey è emersa la volontà diffusa degli studenti di migliorare l’apprendimento dell’inglese. Però solo il 2% di essi si è detto disposto ad allungare l’orario scolastico, e solo il 14% a studiare di più a casa. Ho fatto notare che desiderare un miglioramento non basta: serve anche un impegno attivo da parte loro».

Più cura, più consapevolezza

Un secondo punto ha riguardato le strutture: a parte Aula Magna e palestre, appena ristrutturate, nel sondaggio diversi studenti hanno espresso insoddisfazione per ambienti comuni, come le aule o bagni, e per le dotazioni tecnologiche. «Ma quando abbiamo guardato le loro risposte su quanto si prendono cura degli spazi o delle attrezzature, abbiamo visto che pochissimi dichiarano di fare attenzione. Allora ho chiesto: come possiamo pretendere che le cose migliorino, se non ci prendiamo cura di ciò che abbiamo?».

Un impegno reciproco

Il messaggio che Fargion ha voluto trasmettere è chiaro: se da una parte c’è l’impegno della Scuola a migliorare, dall’altra ci deve essere anche l’impegno degli studenti a fare le cose diversamente. «Ho costruito la presentazione come una sorta di contraltare: è emerso questo, volete migliorarlo, ma voi studenti cosa fate per contribuire? La Scuola vuole davvero ascoltarvi, e lo ha fatto tramite il sondaggio. Ma l’ascolto non è un atto passivo: da parte vostra serve partecipazione, attivazione, collaborazione».

Potete fare la differenza

All’inizio del suo intervento Fargion ha posto ai ragazzi una domanda semplice e potente: “Come teenager, è possibile fare la differenza?”. Poi ha raccontato due storie reali: quella di una bambina inglese di 10 anni che nel 2004 in Thailandia ha visto il mare ritirarsi, capendo che era in arrivo uno tsunami perché l’aveva studiato a scuola, e ha avvisato le persone in spiaggia, salvando 100 vite. Poi quella di un tredicenne italiano che nel 2009 ha salvato il padre praticandogli il massaggio cardiaco. «Ho voluto dimostrare che anche alla loro età si può fare la differenza. Non è solo questione di partecipare a una survey: è questione di attivarsi. Di capire che per migliorare qualcosa, nella scuola come nella vita, bisogna mettersi in gioco e responsabilizzarsi».

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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