È partito a dicembre e vi hanno aderito una quindicina di ragazzi e ragazze delle scuole superiori, che una volta la settimana, fuori dal loro orario scolastico, si recano nelle classi della primaria e dell’infanzia ad “aiutare” le morot nelle attività e nella gestione dei più piccoli. Il progetto Shvil, che in ebraico significa sentiero, rientra nell’ambito delle attività di Orientamento e PCTO previste dal Ministero ed è stato ideato e organizzato dalle docenti Carla Sleiter e Moria Maknouz, con l’approvazione della referente Orientamento e PCTO.
L’attività di educatori fra crediti e volontariato
«Abbiamo pensato di offrire ai ragazzi l’opportunità di fare un’esperienza come educatori dei più piccoli per il grande valore che ciò ha a livello di crescita personale. E poi magari chissà, qualcuno di loro potrebbe scegliere di studiare Scienze della formazione» spiega Carla Sleiter. Al progetto partecipano studenti dalle seconde alle quinte; le prime non sono state coinvolte perché il cambio del grado di studi è un passaggio delicato e complesso. «Per il triennio delle superiori il progetto si traduce in crediti formativi; al biennio, dove da quest’anno sono obbligatorie 30 ore di orientamento, è riconosciuto come ore di volontariato che gli studenti alla fine dell’anno potranno caricare sulla piattaforma ministeriale Unica». Il volontariato, dice la docente, è una delle skill tenute in grande considerazione dai futuri datori di lavoro: mettersi a disposizione, essere elastici e sapersi adattare a situazioni diverse sono infatti qualità determinanti. «È un po’ come porre le basi del proprio curriculum futuro» riassume l’insegnante.
La soddisfazione delle insegnanti e la gratificazione degli studenti
Ognuno dei ragazzi coinvolti ha scelto un giorno della settimana, dando una preferenza sulla fascia di età con cui volevano lavorare, ed è stato inserito in una classe a supporto delle morot. «Le morot sono molto contente» dice Carla Sleiter. «Mentre all’infanzia tutto è riferito al gioco, alla primaria gli studenti danno un sostegno nell’insegnamento delle varie materie. Per le morot, avere volontari significa arricchire il percorso di crescita dei bambini offrendo loro modelli di comportamento più ampi e diversificati e, allo stesso tempo, contribuire alla formazione di giovani consapevoli e responsabili. Questi giovani diventano un ponte tra le generazioni, portando energia positiva e nuovi stimoli all’ambiente educativo e didattico. Per loro, condividere il proprio tempo con i bambini e vedere i loro progressi è un’esperienza che arricchisce, forma e gratifica».