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L’invito, presentato ai ragazzi questa settimana, arriva dall’Organizzazione di Volontariato Federica Sharon Biazzi, l’unico volontariato ebraico indipendente a Milano che dal 2000 assiste le persone in difficoltà sia a domicilio che nella RSA della Comunità. L’idea è di coinvolgere gli studenti del triennio superiore in un progetto pensato per loro che ha lo scopo di incrementare l’atmosfera ebraica nella Residenza Arzaga attraverso una serie di attività.
Perché fare volontariato
Ha presentato il progetto Rosanna Bauer Biazzi, fondatrice – insieme a Joice Hasbani – dell’organizzazione, coadiuvata da Rav Jonathan Schultz, rabbino della Residenza, e dalla professoressa Vanessa Kamkhagi, coordinatrice dell’iniziativa. È intervenuta come testimonial Francesca Hasbani, che ha prestato la sua opera come volontaria quando era allieva della Scuola. «Perché fare volontariato?» ha esordito Vanessa Kamkhagi rivolgendosi alla platea degli studenti in ascolto. «Perché fate parte di una comunità, e per sentirsene parte bisogna collaborare al benessere di tutti. Si pensa che il volontariato sia qualcosa che si fa per gli altri, ma è qualcosa che si fa anche per sé stessi».
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Cosa fa il Volontariato Federica Sharon Biazzi
Rosanna Bauer Biazzi spiega che il Volontariato Federica Sharon Biazzi è nato dalla consapevolezza che servivano figure per dare conforto e aiuto a chi, in RSA o al proprio domicilio, ne aveva bisogno. Ben presto è emersa la necessità di accompagnare le persone che non potevano muoversi da sole alle visite mediche o a fare le commissioni necessarie alla vita quotidiana. L’organizzazione dispone oggi di tre auto: nel 2024 ha effettuato 1.024 interventi di accompagnamento, soprattutto di bambini e anziani per terapie ospedaliere, visite mediche e sedute di fisioterapia, con un lavoro organizzativo molto impegnativo. Il raggio dell’attività si è esteso oltre la Comunità Ebraica, tanto che oggi questi servizi completamente gratuiti sono richiesti e apprezzati anche dagli operatori sociali del Comune di Milano.
Una libera scelta
«Abbiamo bisogno di volontari perché in parallelo operiamo nella RSA» dice Rosanna Bauer Biazzi. «Organizziamo laboratori di pittura, di pittura su stoffa, seguiamo gli ospiti nella fisioterapia, ci mettiamo a disposizione degli operatori della RSA per dare loro una mano». «Il volontariato è una libera scelta» precisa la fondatrice agli studenti. «Non dovete sentirvi obbligati, dovete sentire di volerlo fare. Fare volontariato significa mettersi a disposizione di chi è più fragile e più in difficoltà. Vi assicuro che nel regalare un sorriso o una carezza è più ciò che si riceve di ciò che si dà».
Il valore del rendersi utili
La testimonianza di Francesca Hasbani offre molti spunti ai ragazzi: «Seguivo direttamente un’ospite, la aiutavo e le tenevo compagnia. È come “adottare” un nonno o una nonna, ascoltare la sua storia, sviluppare una relazione personale. È un impegno che non prende tanto tempo, ma che dà moltissimo a livello umano» spiega. «In RSA ci sono tante difficoltà: persone che non camminano e non riescono a prendere un bicchiere d’acqua, persone anche più giovani ma con malattie invalidanti, anziani affetti da demenza senile, con cui non sempre è facile relazionarsi. Per questo è importante dare una mano. Vi invito a provare a fare i volontari e a sentirvi utili aiutando anche questa parte della nostra comunità».
I quattro interventi proposti agli studenti
Il progetto cui si chiede agli studenti di aderire ha come obiettivo quello di incrementare l’atmosfera ebraica in RSA con quattro tipi di intervento. Partecipare alla preghiera il sabato mattina; partecipare al Kiddush il venerdì pomeriggio/sera; accendere le candele di Shabbat ai vari piani della struttura il venerdì pomeriggio; intrattenere gli ospiti con canzoni ebraiche o israeliane un pomeriggio alla settimana. «Queste attività sono impegni limitati ma si possono fare in modo attivo» interviene Rav Schultz. «Per esempio chiacchierando con gli anziani, aiutandoli a spostarsi, spingendo le sedia a rotelle: loro sono sempre entusiasti quando vedono persone nuove, giovani che regalano loro anche solo un sorriso».
Dedicarsi agli altri è un impegno serio
Fare il volontario è una libera scelta, ma è un impegno che va affrontato seriamente e che ha regole precise. «A chi aderirà sarà richiesta la presenza una volta la settimana» spiega Rosanna Bauer Biazzi. «Sarete organizzati in gruppi di 2-3 ragazzi, con un capogruppo che organizzerà i turni; se per giustificati motivi non potete venire il capogruppo dovrà sostituirvi. È richiesta la puntualità, dovrete interfacciarvi con gli operatori della Residenza che vi diranno cosa fare, ma che non potranno seguirvi passo per passo. Ciò che è richiesto è più che altro la vostra presenza: la volontà di esserci, di fare compagnia e di ascoltare. Cercate di entrare in relazione, anche con solo una persona: vi sarà profondamente grata e vi aspetterà la volta successiva. Diventare volontari significa praticare concretamente i principi della solidarietà, un’attività che vi darà molta soddisfazione e serenità».