
«Le dipendenze senza sostanze sono subdole e colpiscono chiunque, spesso senza che ce ne si renda conto. Solo conoscendone i rischi possiamo tutelarci e proteggere chi ci sta vicino». Così Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, ha dato il via all’incontro con gli studenti delle terze e quarte scientifico e tecnico che si è svolto il 17 novembre. Un’affermazione che ha catturato l’attenzione dei ragazzi, introducendo un tema spesso trascurato: le dipendenze (da gioco, gioco d’azzardo, shopping) che non derivano dall’assunzione di sostanze, ma che hanno comunque effetti devastanti sulla vita personale, sociale ed economica.
L’uso consapevole del denaro
L’evento, che si inserisce nei percorsi di orientamento e di educazione civica, aveva l’obiettivo non solo di sensibilizzare i giovani al fenomeno, ma anche di illustrare le strategie per prevenirlo, con particolare attenzione all’uso consapevole del denaro. La Global Thinking Foundation, fondata da Claudia Segre, è infatti un’organizzazione non profit che promuove l’inclusione sociale attraverso la prevenzione dell’abuso finanziario e della violenza economica.
Un progetto pilota a Palermo
Organizzato dalla professoressa Kamkhagi e introdotto dal preside Camerini, l’incontro ha preso le mosse dal progetto “Dipendenze: no, grazie!” per il contrasto alle dipendenze senza sostanze realizzato dalla Global Thinking Foundation nel territorio di Palermo coinvolgendo studenti, famiglie, cittadini, insegnanti, professionisti e operatori socio-sanitari. «Abbiamo creato laboratori per ragazzi e sportelli per adulti, perché la prevenzione deve partire dalla conoscenza e dall’ascolto» ha spiegato Claudia Segre. Dal lavoro a Palermo è nato un documentario, proiettato durante l’incontro, che alterna dati, testimonianze e interviste mostrando come queste forme di dipendenza si manifestano nella vita quotidiana e come possono essere intercettate e combattute.
Le conseguenze ricadono sul nucleo familiare
Le dipendenze comportamentali, cioè da qualcosa che non sia una sostanza identificabile, spesso non sono riconosciute come un vero e proprio problema. «Quando attività come gioco online, gioco d’azzardo, trading speculativo, shopping online diventano reiterate e ossessive», ha spiegato Claudia Segre nell’approfondimento successivo alla proiezione, «sfociano in dipendenze che quasi sempre provocano violenza economica sui genitori, sui figli, sul partner. Non si tratta solo di un problema individuale, ma di conseguenze che ricadono sul nucleo familiare e sulla comunità».
Le sfide del gaming e le illusioni del gambling
Segre ha dedicato spazio a gioco (gaming) e gioco d’azzardo (gambling) online, due ambiti in cui la dipendenza può svilupparsi rapidamente. Ha spiegato come le piattaforme di gioco digitali siano progettate per fare spendere all’utente il più possibile attraverso dinamiche di ricompensa immediata, livelli da sbloccare, acquisti veloci e stimoli continui. Nel caso del gioco d’azzardo, ha evidenziato i rischi legati all’illusione di prevedere il futuro o di recuperare immediatamente, che può portare a comportamenti compulsivi e quindi a ingenti perdite economiche, perché il banco vince sempre.
Trading online, criptovalute e il miraggio dell’arricchimento veloce
Da ex trader internazionale, Segre ha affrontato il fascino – e i pericoli – del trading speculativo e delle criptovalute. «Fare il trader è un mestiere che richiede competenze. Non si può improvvisare, né si può scommettere su qualcosa che non si conosce solo perché promette guadagni facili», ha detto. Molti giovani si lasciano sedurre dall’idea dei guadagni immediati che pensano derivino anche dalle criptovalute. «Ma operare su piattaforme estere, in valute non convertibili in euro», ha messo in guardia Segre, «può portare alla perdita totale del capitale».
Le insidie dello shopping
Si è toccato anche il tema dello shopping compulsivo, e Segre ha spiegato come il modello sociale attuale spinga verso un consumo costante, fatto di acquisti rapidi e gratificazioni immediate, che spesso diventano una risposta automatica a insicurezza o ansia. Proprio perché lo shopping è un gesto socialmente accettato, la perdita di controllo – che incide sul benessere economico e sulla capacità di gestire le proprie risorse – può passare inosservata: «Viviamo in una società che ci spinge a comprare per sentirci meglio», ha sottolineato. «Dobbiamo quindi imparare a non farci definire da ciò che indossiamo, ma da ciò che siamo».
Password, privacy, sicurezza: le prime tutele
Tra i consigli pratici, Segre ha insistito su un punto semplice ma decisivo: «Le password non si condividono. Mai. Né con amici, né con partner». Ha ricordato inoltre l’importanza di comprendere come i dati personali siano merce preziosa nelle mani delle piattaforme digitali e di saper riconoscere manipolazioni, fake news e strategie pensate per indurre acquisti o comportamenti rischiosi. «Il digitale non è un nemico, ma bisogna usarlo con responsabilità, proteggendo noi stessi e chi ci sta vicino».
Alcune attività sono già nel quotidiano dei nostri ragazzi
Il confronto in Aula Magna è stato vivace: gli studenti hanno partecipato, risposto, fatto domande. Sono stati incoraggiati a parlare apertamente delle proprie esperienze, e dalle loro parole è emerso che alcune delle attività descritte appartengono già al loro quotidiano. Segre li ha invitati a distinguere il gioco dall’ossessione e a costruire relazioni autentiche fuori dal digitale. La prevenzione passa dall’informazione e dal dialogo: riconoscere i segnali, rompere il silenzio e sapere che si può chiedere aiuto. La Global Thinking Foundation mette a disposizione siti, glossari e materiali informativi. Un invito, per i ragazzi, a pensare con la propria testa e a costruire con consapevolezza il proprio benessere personale ed economico.