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Dalia Gubbay: i miei quattro anni da assessore alle Scuole

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Con le elezioni del 14 dicembre si conclude il mandato degli attuali Consiglio e Giunta della Comunità. Pubblichiamo questo scritto di Dalia Gubbay, che fa il punto sui suoi quattro anni di lavoro come assessore alle Scuole e riflette sulle priorità per il futuro.

L’importanza degli ambienti scolastici: ristrutturazioni e riqualificazioni

Ho sempre creduto che per stare bene si debba essere circondati da ambienti – sicuri e a norma – che procurino non solo agli occhi, ma anche alla mente e al cuore, sensazioni positive di bellezza, armonia, pace, efficienza, creatività, energia. In questi anni mi sono dedicata alla ristrutturazione e al risanamento di aree e locali che ritenevo avessero enormi potenzialità e reali necessità di intervento.
L’opera più importante è stata indubbiamente quella che ha riguardato l’Aula Magna della scuola e le sue palestre. Un lavoro immane. Un sogno diventato ossessione che ho inseguito per otto anni. L’11 marzo 2025, dopo otto mesi di lavori, è stata inaugurata in una serata indimenticabile: 400 persone hanno riempito gli spazi divenuti caldi e accoglienti, pronti a diventare il centro non solo delle attività scolastiche ma della Comunità intera.
Nel 2022 è stato risanato il terrazzo delle elementari, non adeguato ai bambini. Ora vanta un piacevolissimo tappeto verde e una Sukkà dedicata a un ordine di scuola numeroso ed entusiasta. Sono stati inoltre rinnovati il laboratorio di chimica e quello di arte delle superiori con dotazioni di alto livello che hanno permesso di accrescere la qualità dell’insegnamento di queste materie.
Dedicata a Rav Richetti due anni fa è stata creata una nuova sede che funge da dislocamento dell’ufficio rabbinico per gli insegnanti delle materie ebraiche e per le attività legate allo spaccio comunitario e alla kasherut.
È stata allargata l’aula dedicata alle morot della scuola primaria e creata una nuova infermeria nel corridoio principale, facilmente accessibile. È stata completamente rinnovata la mensa della scuola che ora si presenta con materiali e colori di alta qualità.
Tutto questo è stato possibile grazie a un grande lavoro di fundraising del Consiglio, al sostegno fondamentale della Fondazione Scuola e alla generosità di tanti donatori privati.

Ascolto e accoglienza: i due pilastri della scuola

La settimana successiva al 7 ottobre 2023 capii subito che avremmo avuto un problema a Scuola. Oltre all’orrendo trauma che tutti noi stavamo vivendo dovevamo pensare ai nostri bambini e ai nostri ragazzi. Come lo avremmo affrontato come genitori e come comunità educante? Cosa avrebbero fatto le morot dei più piccini e gli insegnanti dei più grandi? Era giusto parlarne? E come? Andavano rassicurati, ma in che modo? Non tutti erano dello stesso avviso. Non avremmo potuto cavarcela da soli. Siamo così entrati in contatto con il team del professor Sbattella, che è a capo del Dipartimento di psicologia dell’emergenza dell’Università Cattolica, e con loro abbiamo attivato un progetto che è durato un intero anno. Il professore ci ha guidato, consigliato, consolato, ascoltato. Ha parlato con docenti e studenti.
Nello stesso periodo si verificò un altro accadimento inaspettato. Decine di famiglie che vivono in Israele decisero di passare del tempo a Milano per tirare un po’ il fiato. In pochi giorni creammo una procedura di emergenza per accogliere tutti i loro figli a scuola. Non importava l’età né la lingua parlata né quante ore volessero passare in classe. Erano tutti benvenuti. Cinquanta piccole anime spaventate. Accogliemmo anche una famiglia sopravvissuta al pogrom del kibbutz Maghen. Non ringrazierò mai abbastanza il corpo docente per la disponibilità dimostrata e tutte le famiglie che sono state loro vicino.
Nel corso di questi anni ho sempre dato particolare attenzione all’accoglienza dei ragazzi stranieri. Come non ricordare la vicenda di Ilia Emanuel, ragazzo ebreo russo che abbiamo salvato dall’essere arruolato e fatto arrivare qui dopo mesi di fine lavoro diplomatico? Grazie alla sua tenacia e ai corsi di italiano che gli abbiamo offerto, ha brillantemente concluso i suoi studi. Ora frequenta il Politecnico e lo scorso anno ha impartito corsi di recupero di matematica e fisica ai ragazzi senza alcun compenso, in segno di gratitudine.

Il sostegno psicologico a una generazione fragile

Per quanto riguarda gli interventi di sostegno psicologico sta partendo in questi giorni il progetto per la scuola secondaria di primo grado “Crescere sereni: benessere psicologico a scuola”: sosterrà studenti, docenti e famiglie nel promuovere equilibrio emotivo e relazioni positive. L’obiettivo è creare un clima scolastico inclusivo e sereno, prevenendo il disagio e rafforzando la coesione di gruppo. Un progetto analogo sarà attivato alla scuola secondaria di secondo grado.
La psicologa Isabella Ippoliti e il team bullismo continuano il loro prezioso lavoro.
Siamo stati una delle prime scuole a vietare i cellulari nelle classi alle medie e ai licei. Ogni anno i bambini della primaria prendono il patentino per l’uso consapevole dello smartphone, abbiamo organizzato incontri con la Polizia postale, con l’Associazione Olga per la prevenzione della violenza sulle donne, con il dottor Camerata che ha scritto un libro sul benessere degli adolescenti e tanto altro ancora.
Le generazioni attuali riscontrano enormi difficoltà: il Covid, le guerre, l’avvento sempre più preponderante dei social media sono alcuni degli elementi base di questa crisi di valori, identità, autostima, capacità relazionali e decisionali che portano i ragazzi ad avere comportamenti spesso non consoni verso se stessi e verso gli altri. In questo contesto così complesso si rivelano fondamentali le figure del docente tutor e orientatore che abbiamo introdotto in maniera puntuale in tutte le classi.
Nessuno sforzo sarà risparmiato per dare loro gli strumenti adatti alla loro crescita e realizzazione personale. In totale sinergia con le famiglie continueremo ad ascoltare e a intervenire.

Le iniziative per comunicare meglio

La comunicazione oggi è tutto. Lo sappiamo bene. Per questo motivo in questi anni mi ci sono dedicata con particolare attenzione. Troppe volte avevo sentito chiedere “Ma cosa si fa a scuola? Davvero c’era questa bella iniziativa? Non lo sapevo”. Domande che mi avevano fatto riflettere. Sono convinta che da una buona divulgazione passi il senso di comunità e di appartenenza. Una scuola non è solo lezioni, orari e circolari: è un organismo vivo, pieno di persone, idee, iniziative, emozioni. Ma spesso, nella corsa quotidiana, tutto questo rischia di non essere visto. Da qui è nata la volontà di ripensare completamente il modo di comunicare.
Abbiamo per prima cosa rifatto il sito, rendendolo finalmente più chiaro, accogliente, aggiornato, uno spazio che racconta davvero cosa succede dentro le nostre aule e fuori da esse. In seguito ho pensato che ci volesse anche qualcosa di più immediato, che arrivasse più direttamente nelle case di tutti e così è nata la newsletter BAKITÀ. È molto apprezzata dalle famiglie per la tempestività e la facilità di poter condividere eventi, successi, appuntamenti, ma anche piccoli momenti di vita quotidiana.
Ho inoltre fatto installare un megaschermo all’ingresso della scuola, vicino alla presidenza, dotato di touch screen e collegato con il sito. Permette a chi entra di vedere subito notizie, immagini, progetti, messaggi importanti. È un altro modo diretto, visivo e contemporaneo di comunicare.
Ho poi creato chat dedicate con le mamme e i papà delegati di tutti gli ordini di scuola per la diffusione di iniziative e progetti di interesse comune o a beneficio delle diverse età. Quello che succede a scuola è anche spesso riportato su Mosaico e sul Bollettino che ringrazio per la collaborazione. Raccontare la scuola significa farla vivere anche fuori dalle sue mura.

Gli ospiti che gli studenti hanno potuto ascoltare

In questi anni abbiamo avuto l’accortezza e la fortuna di poter invitare e ascoltare persone di grandissima caratura morale e intellettuale. Abbiamo scelto e curato con attenzione questi incontri, e questo bagaglio culturale e umano credo rimarrà scolpito nella memoria dei nostri ragazzi in maniera indelebile.
Il 26 ottobre 2022, Gadiel Gaj Taché, fratello di Stefano, il bambino ucciso a soli due anni nell’attentato alla Sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982. Venne a presentare agli studenti dei licei il suo libro appena uscito, “Un silenzio che urla”, dove narra la storia della sua vita e del nostro popolo. Lasciò una testimonianza di una profondità assoluta.
Il 12 maggio 2024, Sami Modiano. Era arrivato il giorno prima per un evento al Memoriale e ricordo che lo seppi a mezzanotte. Organizzai tutto in poche ore, lui appena sentì le parole magiche scuola e ragazzi non esitò un attimo e venne, accompagnato dalla carissima moglie Selma. Inutile spiegare cosa fu quella mattinata. Gli studenti delle quarte erano appena tornati da Auschwitz. Lui li abbracciò tutti. Sami è storia.
Il 23 gennaio 2025, Yuval Biton. Il leggendario medico che salvò la vita a Sinwar, ideatore del 7 ottobre. Biton affascinò la platea raccontando del suo incontro e delle lunghe ore a parlare con il genio del male. I ragazzi gli chiesero se si fosse mai pentito di averlo curato di una malattia che non gli avrebbe lasciato scampo e lui disse di no. Perché era il suo dovere di medico e perché gli ebrei hanno il valore sacro della vita e non quello della morte .
Questi tre incontri sono quelli a cui ho dedicato particolare cura, ma ce ne sono stati tanti altri. Con magistrati, giornalisti, scrittori. Italiani, israeliani. Ai ragazzi abbiamo offerto libri, li abbiamo portati al cinema. Abbiamo cercato di ampliare gli orizzonti, di ispirare future carriere , di sviluppare la coscienza civica, il senso di responsabilità e l’importanza della nostra storia e delle nostre radici. Perché la scuola non si svolge solo sui banchi.

La proposta educativa

Cito un episodio che mi è caro. Un’educatrice, era con noi da poche settimane, mi disse una frase che non ho più dimenticato: “Nelle altre scuole se le sognano le attività che fate qui. Magari i miei tre figli avessero avuto le stesse opportunità”. Pensai che per me era normale vivere in questa dimensione di cura, attenzione e progettualità. Eppure la realtà è che alla Scuola Ebraica, oltre alla didattica ministeriale, le famiglie trovano un’offerta educativa vasta, profonda e coerente con i nostri valori. La scuola accompagna i bambini dai primi mesi al diploma, intrecciando qualità didattica, identità ebraica, inclusione e benessere. La nostra proposta unisce competenze solide, tradizione ebraica, crescita emotiva, apertura al mondo e innovazione. Al centro c’è la dimensione ebraica: insegnamento dell’ebraismo e dell’ebraico, studio della Shoah, incontri con testimoni, viaggi della memoria, collaborazioni internazionali, feste e ricorrenze condivise, attività di hesed e volontariato.
In questi anni ho seguito da vicino tutti gli ordini di scuola incontrando i responsabili regolarmente. Ho appoggiato tutte le iniziative, ne ho io stessa proposte e sostenute diverse, ringrazio nuovamente la Fondazione Scuola per avrene finanziato una gran parte, tutti i docenti che credono in una scuola che dia sempre maggiori opportunità per lo sforzo costante, per la fantasia e la versatilità, la passione instancabile.

Il futuro della nostra scuola

Ora bisogna parlare del domani. Non so ancora quale sarà esattamente il mio ruolo domani, ma la mia mente è piena di idee nuove, di speranze, di soluzioni. Penso a ciò che ha funzionato, a ciò che merita più forza, a dove avrei potuto fare meglio.
Una grande priorità è quella delle lingue. Dobbiamo rafforzare in modo deciso l’inglese, con un progetto che conduca i nostri ragazzi verso un reale bilinguismo e che richiederà risorse e investimenti mirati. Abbbiamo inserito docenti madrelingua in tutti gli ordini e il percorso Cambridge extra scolastico. Dal prossimo anno alla scuola media ci saranno cinque ore curricolari di inglese.
E dobbiamo ridare respiro all’ebraico: una lingua meravigliosa e complessa, che oggi soffre la scarsità delle ore previste nel programma scolastico. Stiamo ampliando la ricerca di insegnanti anche a livello internazionale e immagino più attività pomeridiane per farla vivere davvero.
Penso poi a una scuola più coordinata, dove ogni ordine dialoghi con gli altri, con dipartimenti verticali che garantiscano continuità, visione e un obiettivo finale chiaro. Ho visitato la scuola ebraica di Madrid l’anno scorso e ho visto quanto questo metodo sia efficace.
Una buona organizzazione è fondamentale e credo sia arrivato il momento di rivedere ruoli e responsabilità, costruendo un board dedicato che lavori accanto alla dirigenza e ai coordinatori, con più chiarezza, più supporto, più solidità.
Al centro, come sempre, il benessere di bambini e ragazzi. E delle loro famiglie. Dobbiamo continuare a sostenerli con delicatezza e fermezza: meno punizioni, più ascolto. Più dialogo, più collaborazione, più strumenti concreti per affrontare le fragilità dell’adolescenza. Per questo continuo a confrontarmi con specialisti che possano aiutarci a costruire risposte nuove.
In prima linea ogni giorno ci sono i docenti. Meritano formazione continua, motivazione, engagement vero. Sono allo studio proprio ora interventi di incentivazione in collaborazione con la Fondazione Scuola.
E poi un tema per me fondamentale: la comunicazione. Voglio impegnarmi a dialogare sempre di più, a raccontare quello che facciamo, ad ascoltare le vostre idee, le vostre preoccupazioni. A creare incontri speciali, momenti di confronto che ci tengano uniti.
La scuola infine va aperta al mondo: scambi educativi con Ginevra, Parigi e altre realtà internazionali con cui condividere orizzonti e opportunità.
Il futuro della scuola non lo costruisce una sola persona, ma una comunità intera. Ma servono guida, trasparenza, visione. Servono scelte. Io sono pronta a continuare a metterci presenza, responsabilità e cuore.

Dalia Gubbay

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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