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Crisi umanitarie: studenti e insegnanti in Messico con Cadena per progettare la cooperazione internazionale

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Un progetto scolastico decisamente innovativo, quello sulla formazione e sensibilizzazione degli studenti alle crisi umanitarie e alla cooperazione internazionale. Avviato alla Scuola Ebraica lo scorso anno per gli studenti delle seconde scientifico e tecnico e supervisionato dai docenti Silvia Pivetti, Alessandra Minetola e Loris Camaleonti, il progetto è stato proposto da Cadena, non profit ebraica basata in Messico la cui mission principale è proprio quella di aiutare le popolazioni nel mondo vittime di crisi.

Aiutare gli altri secondo i principi del Tikkun Olam

«In collaborazione con ORT, ente non governativo ebraico che opera nel campo dell’educazione, il progetto è cominciato lo scorso anno con un corso online tenuto da Cadena dove sono state trattate diverse tematiche, dall’ecologia alla discriminazione di genere, dall’aiuto umanitario alla ricostruzione delle economie colpite da catastrofi di vario genere» spiegano Pivetti e Minetola. «Scopo del corso era stimolare i ragazzi a elaborare poi un progetto “pratico” per aiutare una popolazione colpita da una crisi umanitaria in linea con la mission di Cadena. La non profit ha infatti come slogan il termine “re-generation”, cioè formare una nuova generazione consapevole dei problemi umanitari del mondo e che possa agire secondo i principi del Tikkun Olam».

Il progetto selezionato per partecipare al workshop in Messico

Le seconde superiori, divise in gruppi, si sono quindi documentate sulle crisi umanitarie in corso nel mondo (moltissime) e ogni gruppo ha sviluppato un progetto per portare un aiuto concreto. Il progetto scelto per rappresentare la Scuola Ebraica di Milano è stato quello elaborato da Jacob Shore e Manuel Contato, della seconda scientifico. I due studenti, documentandosi su internet, hanno presentato un progetto per aiutare i ragazzi di Zinder, la seconda città del Niger, che soffre di un tasso di analfabetismo particolarmente importante. La proposta è di preparare per i giovani locali test basati sulle competenze – e non sulle conoscenze – per dare loro accesso per un anno a università francesi (il francese è comunemente parlato in Niger). Una volta trascorso l’anno universitario, questi ragazzi avranno l’obbligo di tornare nella loro città per aiutare la propria comunità con le competenze acquisite.

Un evento internazionale per vedere come opera Cadena nel mondo

Il progetto di Jacob Shore e Manuel Contato è entrato nella shortlist di Cadena, che a inizio giugno li ha invitati a Città del Messico, insieme alle loro insegnanti, per quattro giorni di attività sul campo e per le premiazioni finali. «È stata un’esperienza incredibile, tanto per i ragazzi quanto per noi», dicono le docenti, «perché abbiamo avuto la possibilità di vedere da vicino come opera Cadena, sia dal punto di vista teorico che pratico».
L’evento era a partecipazione internazionale: erano presenti infatti studenti e insegnanti di scuole ebraiche di Spagna Israele, Colombia, Brasile, Cile, Perù, Venezuela, Uruguay, Guatemala, Messico e Stati Uniti. Un’occasione eccezionale per stabilire contatti, creare relazioni, confrontarsi su tematiche scolastiche e umanitarie, sia per i ragazzi che per i docenti.

In programma attività di volontariato e workshop

«Il primo giorno è stato dedicato al volontariato in una delle missioni di Cadena, dove ci sono scuole in stato di povertà assoluta e in condizioni di igiene molto precarie. Abbiamo portato loro materiali per la pulizia, li abbiamo aiutati e abbiamo trascorso del tempo con i bambini della scuola» raccontano Pivetti e Minetola. «Il secondo giorno noi insegnanti abbiamo partecipato a un workshop in cui abbiamo lavorato al concetto di educazione, e durante il quale noi stessi, coordinati dai rappresententanti di Cadena, abbiamo simulato un caso di crisi umanitaria proponendo soluzioni su come intervenire. È stato un confronto molto stimolante, non solo banalmente sui sistemi scolastici, ma anche per costruire una rete che condivide una medesima mission educativa su questi temi».

L’addestramento pratico per i ragazzi

In contemporanea i ragazzi hanno invece partecipato ad attività pratiche di addestramento per l’intervento sul campo, per esempio in caso di terremoti o disastri ambientali: suddivisi in squadre, hanno imparato a costruire un rifugio improvvisato con il cartone e a come renderlo impermeabile con sacchi di plastica, hanno fatto climbing con le imbracature per rendersi conto di come talvolta vengono effettuati i salvataggi. Tutto ciò con ragazzi della loro età provenienti da tutto il mondo, in una sorta di team building umanitario internazionale.

Il valore educativo dell’evento Cadena

«Questo è stato l’aspetto più bello dell’intera esperienza: incontrare persone da tutto il mondo che avevano in comune non la lingua, non la cultura, ma la volontà di essere umani, la volontà di poter fare qualcosa per il prossimo e di poter veramente migliorare il mondo» commentano le docenti. «Riteniamo che per i ragazzi sia stata un’esperienza fondamentale perché Cadena ha mostrato loro alcuni aspetti del mondo, da noi molto lontano, rendendoli consapevoli che non tutti hanno la nostra stessa fortuna e che è importante fare qualcosa per gli altri».

Il progetto scolastico sulle crisi umanitarie continua

Il progetto dei nostri ragazzi alla fine non è stato premiato. Il premio vero è stato però questo viaggio di educazione alla cooperazione internazionale, che ha insegnato loro a interessarsi alle crisi umanitarie e ad attivarsi per fare qualcosa in proposito. Per adesso a livello progettuale, poi magari, quando saranno adulti, anche a livello pratico. «Quello con Cadena è un rapporto che vorremmo mantenere per continuare a proporre questo progetto scolastico nei prossimi anni, magari approfondendolo ulteriormente e aprendolo anche a studenti di altre fasce d’età» concludono Pivetti e Minetola.

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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