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Consegnati i patentini a conclusione del percorso sull’uso consapevole dello smartphone

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Il 29 maggio l’Aula Magna ha accolto la cerimonia conclusiva del progetto “patentino dello smartphone”, che promuove l’uso consapevole e sicuro dei dispositivi digitali tra bambini e ragazzi. Quest’anno alla Scuola Ebraica il progetto ha coinvolto le due classi terze della scuola primaria e la prima media.

Un percorso per educare alla tecnologia, non per demonizzarla

«Obiettivo del progetto è parlare della corretta gestione di questi strumenti, non certo di demonizzarli, visto che sono parte integrante della vita di ognuno» spiega Carla Sleiter, insegnante di scienze motorie e sportive, referente del progetto e membro del “team bullismo” della Scuola fin dalla sua nascita nel 2017. Le lezioni sono state portate avanti trasversalmente dagli insegnanti, affrontando sia gli aspetti fisici legati all’uso dei dispositivi (postura, disturbi visivi, onde elettromagnetiche) sia quelli psicologici, come ansia, compulsività e dipendenza. Ampio spazio è stato dato all’educazione alla sicurezza digitale, con riflessioni su temi fondamentali: la condivisione di contenuti in rete, il sexting, gli inviti social, e la gestione di messaggi offensivi. «Abbiamo insistito sull’idea che ciò che viene condiviso online resta, e su come chiedere aiuto se si ricevono minacce. Abbiamo cercato di responsabilizzare i ragazzi, ma anche di offrire loro strumenti di difesa e consapevolezza» aggiunge Sleiter.

Fogli rosa e patentini per promuovere la responsabilità

Il progetto si è concluso con un test. Chi lo ha superato ha ricevuto un attestato: un “foglio rosa” per gli alunni della primaria e un vero e proprio “patentino” per quelli della prima media. «È un modo simbolico ma concreto per dire: hai ricevuto informazioni, adesso tocca a te usare lo smartphone in modo maturo», dice l’insegnante. La cerimonia di consegna è avvenuta alla presenza della vicepresidente del Municipio 6 Francesca Gisotti, di Nicola Iannaccone, psicologo e anima del progetto, e delle famiglie. «Con questa occasione volevamo anche far riflettere i genitori, renderli partecipi del percorso dei figli e sottolineare che il rispetto della privacy dei bambini non esclude il dovere di vigilanza da parte dei genitori. La SIM dei loro figli è intestata a loro, e le responsabilità legali sono reali» spiega Sleiter.

Una rete per contrastare il bullismo digitale

Il progetto ha assunto ormai una dimensione di ampio respiro – sono coinvolti i Municipi di Milano, ma anche l’Ufficio Scolastico Regionale, l’ATS, la Regione Lombardia e la Polizia Postale – ed è stato esteso alle scuole di tutta la Lombardia. «L’anno scorso la consegna dei patentini è avvenuta durante un grande evento con le scuole di Milano e hinterland. Era un’occasione per far capire che è diventato un progetto permanente di conoscenza e sensibilizzazione organizzato in una rete di ambito e di scopo», spiega ancora Sleiter. La Scuola Ebraica, in quanto scuola della rete, beneficia di formazione gratuita per i docenti e dell’accesso al “team emergenze”, un servizio di supporto alla gestione di episodi di bullismo e cyberbullismo.

Coinvolgere i genitori

L’evento del 29 maggio si è aperto con l’intervento di Diana Segre, coordinatrice della primaria, che ha introdotto Iannaccone e Gisotti. A seguire, sono intervenuti i docenti membri del team bullismo della Scuola: Rosa Fazzina, Jetti Adlerstein, Rossella De Pas, l’educatore Rocco Carta e la psicologa Isabella Ippoliti. «Una delle cose che ci premeva dire ai genitori è che i loro figli, grazie a questo percorso, ora sanno più di loro su certi aspetti. E quindi dovrebbero ascoltarli, ma anche aggiornarsi, leggere, informarsi», sottolinea Sleiter. Il foglio rosa e il patentino, infatti, sono corredati di un QR code che rimanda ai materiali formativi, accessibili anche ai genitori. «Se uno vuole, può recuperare tutto. E questo è fondamentale, perché la prevenzione comincia in famiglia».

Un punto di partenza

Solo attraverso un’educazione precoce e condivisa è possibile contrastare davvero i rischi del bullismo e del cyberbullismo. «Un dato è certo: bisogna abbassare l’età della formazione. I dispositivi finiscono in mano ai bambini già nei passeggini. Serve consapevolezza, serve rete, serve comunità», conclude Carla Sleiter con passione. E in effetti, il patentino dello smartphone non è solo un pezzo di carta. È una presa di coscienza collettiva, che coinvolge studenti, insegnanti e famiglie, e che segna l’inizio di un percorso di cittadinanza digitale più responsabile.

Claralinda Miano

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Alberto Jona Falco

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